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Acido alfa-fenil-chinolin-carbonico
 
 
Utilizzo:
Fa parte del modulo variabile. L’acido alfa-fenil-chinolin-carbonico viene somministrato per tre giorni consecutivi al mese in dosi decrescenti. Il primo giorno 2 cps da 500 mg, il secondo e terzo giorno una cps da 500 mg assumendo in questi tre giorni dai 1500 ai 2000 ml d’acqua oligominerale.
 
 

È dotato di proprietà analgesiche e antipiretiche e trova la sua indicazione soprattutto negli stati uricemici, frequenti in ammalati neoplastici che si rivolgono al MDB dopo cicli chemioterapici. Spesso infatti i trattamenti citotossici, per la massiva lisi cellulare, provocano grave incremento del tasso uricemico. Il prof. Di Bella ha sempre contestato in queste situazioni l’uso dell’allopurinoloi, in quanto inibitore della xantinaossidasi. L’acido urico e la xantina rappresentano infatti un normale prodotto di ossidazione di tutte le cellule. L’allopurinolo, per le sue proprietà di inibitore delle xantinossidasi, priva le cellule del sistema di controllo dei processi di autossidazione. L’entità di questo danno paragonato a qualche milligrammo di ac urico è incomparabilmente più grave. D’altra parte, l’eliminazione dell’acido urico avviene attraverso l’emuntorio renale e l’acido alfa-fenil-chinolin-carbonico esercita un forte potere di solubilizzazione dell’acido urico, per cui si può avere anche l’eliminazione di 2 gr di ac urico con mezzo grammo di alfa fenil chinolin carbonico. Risulta pertanto chiara la razionalità del suo impiego in sostituzione del consueto allopurinolo, il quale incide sul processo ossido-riduttivo delle membrane cellulari, che rappresenta un importante sistema di difesa, particolarmente in uno stato iperuricemico, del sistema emopoietico.